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Magnetoterapia Introduzione

Magnetoterapia
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MagnetoTerapia
 
Bassa e alta frequenza

Principio di funzionamento dei campi elettromagnetici pulsati (PEMF)

 
La terapia magnetica o magnetoterapia è una forma di fisioterapia impiegata per la riabilitazione sicura e non invasiva, che si avvale dell’uso di onde elettromagnetiche in grado di interagire con le cellule senza provocare aumento di calore corporeo.
Le onde elettromagnetiche, agiscono direttamente a livello di tessuti e non interagiscono affatto con la materia e gli organi. Nello specifico accelerano il processo di scambio ionico che avviene nella membrana cellulare. La membrana cellulare, detta anche membrana plasmatica, plasmalemma o citomembrana, è un sottile rivestimento, con spessore di 5-10 nm (50-100 Å “Å, l’angstrom è usato per indicare le dimensioni di una molecola o atomo”), che delimita la cellula in tutti gli organismi viventi, la separa dall'ambiente esterno e ne regola gli scambi di elementi e sostanze chimiche con questo.


 
La membrana cellulare è formata in prevalenza da lipidi, in massima parte fosfolipidi, viene chiamata anche "doppio strato fosfolipidico" o "bilayer fosfolipidico" secondo l'accezione inglese. Nella componente lipidica si vanno a collocare, con importanti funzioni fisiologiche, proteine e una piccola percentuale di glucidi, in forma di glicoproteine e glicolipidi, e di molecole di colesterolo che la stabilizzano.

Dinamiche legate all’applicazione del campo magnetico al corpo umano
Le cellule del corpo umano sono racchiuse da una membrana che regola i rapporti tra i vari compartimenti di cui fa parte e oltre a numerose varie altre funzioni, reagisce agli stimoli meccanici, chimici ed elettrici provenienti dall’esterno.
La membrana protegge la cellula e regola le funzioni di assorbimento, escrezione e riconoscimento cellulare; permette la selettività nei confronti della permeabilità e della diffusibilità; con gli enzimi di superficie partecipa ai processi metabolici.
L’effetto fondamentale esercitato dai campi elettromagnetici aventi particolari caratteristiche di intensità, frequenza, forma d’onda e modalità di erogazione sui tessuti lesionati è quello di determinare la rimozione del potenziale di lesione e il conseguente riequilibrio dei potenziali elettrici della membrana. Più precisamente, nelle cellule nervose sane, si misura tra il nucleo interno e la membrana esterna una differenza di potenziale di 90 millivolt, nelle altre cellule questa tensione si aggira intorno ai 70 millivolt ed è definita come “potenziale elettrico transmembranario”.
 
Qualsiasi cambiamento traumatico (meccanico, chimico o fisico) che si verifica nel corpo umano, diminuisce la differenza di potenziale della membrana cellulare, determinando una diminuzione del suo potenziale elettrico. Una cellula che da sana dovrebbe avere un valore di tensione di 70 millivolt (mv), quando ammalata misura soltanto 50-55mv. Se questo valore scende sotto ai 30 millivolt si ha la necrosi, cioè la morte della cellula.Le onde elettromagnetiche esercitando la loro azione, determinano un aumento della permeabilità selettiva cellulare, il cui effetto è quello di ripristinare il potenziale di membrana. La magnetoterapia agisce nella regolarizzazione dell’equilibrio chimico delle cellule, ripristinando la corretta permeabilità della membrana circolare; grazie a irradiazioni mirate, è la terapia ideale per trattare tutte quelle patologie che interessano muscoli e articolazioni e alcuni tessuti quali, per esempio, artrosi, borsite, cervicalgia, epicondilite, flebite, fratture, lombalgia, mialgia, osteoporosi primaria e secondaria, periartrite, stiramenti muscolari, tendinite nonché ulcerazioni di vario tipo (piaghe da decubito, ustioni, ulcere da trauma ecc.). Tra le principali patologie che si possono trattare in modo efficace con i PEMF (campi elettromagnetici pulsati) troviamo: dolori articolari, fratture, osteoporosi, artrosi, infiammazioni, algodistrofia e molte altre.

La magnetoterapia trova applicazione in tutte le patologie caratterizzate da dolore e infiammazione. Interviene nella cura di disturbi di tipo articolare e reumatico, in caso di dolori muscolari o distorsioni, ma anche ulcere da decubito, edema. La magnetoterapia agisce biologicamente a livello delle molecole proteiche presenti nel tessuto connettivo, espleta un'azione antinfiammatoria, ha un effetto antidolorifico, migliora la circolazione sanguigna e accelera la calcificazione delle fratture e la cicatrizzazione delle ferite. I campi elettromagnetici agiscono a livello meccanico, elettrico, chimico e magnetico, combinando insieme tutti questi fattori per riattivare il processo di autoguarigione del nostro corpo. Sfruttando l’effetto piezoelettrico delle onde elettromagnetiche sulla superficie ossea, si ottiene una stimolazione delle cellule che producono tessuto osseo (osteoblasti) ed una maggiore attività di riassorbimento osseo da parte degli osteoclasti, per effetto diretto sulle fibre collagene. Si accelera così la formazione del callo osseo favorendone gli effetti riparativi in caso di fratture.

L’impiego della magnetoterapia per lunghi periodi produce un effetto positivo sull’osteoporosi, favorendo la ricostruzione del tessuto osseo riducendo la perdita del calcio.
L’effetto bio-umorale consiste nell’azione diretta delle onde elettromagnetiche sul complesso sistema neuro-endocrino-immunologico. Il riequilibrio nervoso, l’induzione di un sonno più fisiologico, un maggiore riequilibrio ormonale anche nell’età critica, un maggiore controllo del dolore con innalzamento della soglia di percezione del dolore sono tutti eventi biologicamente positivi dovuti alla magnetoterapia. La magnetoterapia rappresenta uno strumento terapeutico che esplica un'azione molto ampia su una pluralità di situazioni fisiologiche del nostro organismo: il dolore, l’infiammazione, il deficit vascolare e funzionale. La magnetoterapia trova applicazione nella patologia ortopedica e reumatologica in primo luogo, nel consolidamento delle fratture e nell’osteoporosi; nelle patologie dermatologiche ed angiologiche; in tutti i casi di infiammazione ed edema; nel riequilibrio delle funzioni neurovegetative, nel recupero di lesioni croniche nel malato oncologico sottoposto a radioterapia.

           

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La magnetoterapia viene annoverata tra le terapie fisiche e riabilitative che assumono sempre più importanza in medicina biologica. Le nuove frontiere mediche sono sempre più orientate verso una Medicina fisica e biotecnologica, piuttosto che in una riproposizione di una medicina chimica. La magnetoterapia, come terapia naturale, non va confusa con proposte più o meno esoteriche, prive di prove scientifiche e non basate sulle evidenze clinico-sperimentali. Può essere applicata anche in associazione con altre proposte terapeutiche, come l’agopuntura o l’omeopatia, che hanno un riconoscimento ufficiale in molte realtà internazionali e che presentano analogie con i meccanismi di azione della magnetoterapia, tuttora in corso di ricerca e studio. La magnetoterapia trova una propria collocazione all’interno della medicina ufficiale ed accademica.
Riassumiamo, qui di seguito, l’elenco dei trattamenti possibili:

  • Artropatie degenerative(artrosi) ed infiammatorie (artriti, reumatismo articolare acuto, artrite reumatoide),
  • Periartriti (scapolo-omerali), Tendiniti, Epicondiliti
  • Fratture e loro complicanze (pseudoartrosi, Sudeck)
  • Osteoporosi, Osteoartrite
  • Malattie del collagene e delle cartilagini articolari
  • Traumi muscolo-tendinei
  • Nevralgie post-herpetiche
  • Edemi post-traumatici e post-chirurgici
  • Ematomi
  • Edemi da insufficienza venosa periferica
  • Ulcere da decubito
  • Ulcere venose periferiche
  • Riabilitazione vescicale da prostatectomia e nelle lesioni midollari
  • Recupero di lesioni croniche nel malato oncologico sottoposto a radioterapia
  • Riequilibrio del ritmo sonno-veglia
  • Riequilibrio neurovegetativo nelle manifestazioni psicosomatiche           psiconeuroendocrine ed immunologiche

L'Infiammazione
Quando si innesta l'infiammazione la matrice connettivale comincia ad essere infiltrata da "tossine" pro-infiammatorie (prostaglandine, leucotrieni, trombossani, ciclossigenasi) che, permanendo in essa, continuano a mantenere e far progredire lo stato infiammatorio, danneggiando però nel tempo la funzionalità delle cellule vitali e inducendo ulteriori reazioni biologiche che, pur essendo di difesa, portano poi ad un progressivo peggioramento e cronicizzazione del problema. Nel sito dell'infiammazione giungono infatti dal torrente circolatorio macrofagi e granulociti che, nell'intento di eliminare le strutture danneggiate (cellule morte e fibre degradate) secernono istamina e TNF (Fattore di Necrosi Tissutale) che non fanno altro che aumentare paradossalmente la gravità dello stato infiammatorio, l'intensità della sua manifestazione dolorosa e il progredire dell'area interessata.
Inoltre queste sostanze pro-infiammatorie rallentano di molto l'efficienza degli scambi capillari e quindi l'area interessata si satura di tossine e si impoverisce di nutrienti; viene ad innestarsi così uno stato di sofferenza del tessuto interessato, in cui si crea una situazione di intossicazione con conseguente edema, gonfiore, dolore, difficoltà di movimento articolare. Non solo, alcune di queste sostanze possono essere trasportate dal sangue o dalla linfa in altri distretti del corpo e, se vanno ad incontrare altri organi o strutture indeboliti, possono innescare in quell'altro sito, anche molto lontano dal punto iniziale, un nuovo focolaio infiammatorio (es. varici, apparato respiratorio, cardiovascolare, reattività immune, ecc.).
Infatti il meccanismo che abbiamo illustrato sul tessuto connettivo osteo-articolare è lo stesso, a livello fisiologico, di tutte le altre infiammazioni che possono insorgere in qualsiasi altro punto e struttura del nostro organismo. Possiamo comprendere così che l'infiammazione è sempre in realtà uno stato diffuso in tutto l'organismo, in quanto a prescindere dal sito in cui si manifesta, essa conduce e distribuisce in tutto il resto del corpo i suoi effetti destabilizzanti e di alterazione del metabolismo cellulare.
Durante l'infiammazione infatti le cellule subiscono profonde alterazioni della loro funzionalità, iniziando a produrre sostanze tossiche fino ad arrivare alla morte. Si altera così anche tutto l'equilibrio chimico-fisico del liquido interstiziale che permea il tessuto connettivo, che entra in uno stato di grande tossicosi e di stress ossidativo.

Note per l’utilizzatore di macchine per la magnetoterapia
Sia in ambito della riabilitazione, ad esempio di un arto in seguito a un infortunio, o nella cura di patologie croniche localizzate, va sicuramente indicato che la cura attraverso la magnetoterapia, come tutte le altre terapie effettuate tramite un apparecchio elettromedicale, deve essere sempre prescritta o consigliata da un medico specialista formato sull’argomento, il quale potrà valutare sia i benefici che gli eventuali rischi sulla nostra salute.



Artrosi e Artrite

Artrosi

È una malattia reumatica di tipo degenerativo, ad andamento cronico, che può colpire qualunque articolazione. Gli elementi articolari principalmente interessati sono la cartilagine articolare e l'osso sottostante alla cartilagine (osso subcondrale). Colonna vertebrale, anca, ginocchio e mani sono le articolazioni più colpite. Esistono diverse forme di artrosi, in particolare una forma primaria che è più tipica e frequente, ma non esclusiva, dell'età anziana ed una forma secondaria, a seguito eventi traumatici, o a microtraumatici ripetuti nel tempo, conseguenti attività lavorative o sportive che può interessare anche l'età più giovane. Comunque, è importante non confondere l'artrosi malattia con il naturale invecchiamento articolare. Al danno derivante dal processo artrosico può conseguire una deformazione articolare ed una più o meno severa riduzione della capacità funzionale. Il dolore, in caso di artrosi, è presente prevalentemente di giorno e all'inizio di un movimento, successivamente migliora; il riposo solitamente lo allevia e può dare una rigidità al risveglio che si riduce o scompare dopo pochi minuti.

Artrite
È una condizione reumatica di tipo infiammatorio, ad andamento più frequentemente cronico, ad esito talora invalidante. Il termine non definisce una sola malattia, ma sta ad indicare il processo infiammatorio, a partenza dalla membrana sinoviale, che la caratterizza e dal quale deriva il severo danno articolare che può esitare in deformità con ridotta funzionalità e conseguente disabilità. Ne esistono, infatti, diverse forme, per esempio: artrite,  A. reumatoide, A. psoriasica,  A. infettiva,  A. reattiva,  A. da microcristalli (gotta, condrocalcinosi) ecc. Può colpire una sola articolazione (monoartrite), poche articolazioni (oligoartrite), più articolazioni (poliartrite). Nell'ambito della stessa malattia possono distinguersi forme più lievi ed a lenta evoluzione e forme più aggressive ed a rapida evoluzione. Il dolore, in corso di artrite, è sempre presente anche di notte, può peggiorare con il movimento e comparire anche a riposo, spesso è presente una rigidità al risveglio che migliora dopo oltre 30-60 minuti.

La problematica reumatica è rappresentata da uno stato di alta concentrazione tossinica che si viene a localizzare in particolare nelle strutture articolari degli arti e della schiena. Queste strutture sono costituite da vari tipi di tessuti connettivi (ossa, cartilagini, legamenti, tendini) in stretta connessione fra loro e che devono gestire dei movimenti relativi fra di essi. I vari tessuti connettivi sono generati da cellule vitali specifiche che producono delle fibre caratteristiche e specifiche per il tipo di connettivo che vanno a costituire; possiamo avere una grande varietà di fibre connettivali (elastiche, fibrose, reticolari) ed i vari tessuti sono costituiti da matrici organiche ricche di miscele di essi in varia concentrazione (collagene, elastina, proteoglicani, glicosamminoglicani, condroitina, fibronectina). Ricordiamo che i connettivi osteo-articolari sono tessuti viventi irrorati da capillari di tipo sanguigno e linfatico che assicurano l'apporto di nutrienti e il drenaggio delle scorie.

Il dolore di tipo infiammatorio colpisce articolazioni come mani, ginocchia e colonna vertebrale a livello lombare. In questo caso, per esempio, il dolore infiammatorio si distingue dal comune mal di schiena perché peggiora con il riposo e migliora con il movimento; ha il suo picco al mattino, dopo che si è stati sdraiati a lungo, e i sintomi caratteristici sono dolore e rigidità al risveglio. Le articolazioni periferiche, come le piccole articolazioni della mano, sono le più colpite da artrite reumatoide e al risveglio rigidità e dolore impediscono di svolgere movimenti fini o di avere buona presa sugli oggetti.

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